Oggi tratterò un altro argomento molto discusso in diversi forum. Vale la pena assumere (e quindi pagare) un traduttore professionista?

La mia risposta è semplice: dipende da quanto si ha da perdere. In alcuni casi si tratta di cifre ad uno o due zeri, come nel caso di documenti ad uso personale o amministrativo. In altri casi, come per esempio per le aziende, parliamo spesso di sei o sette zeri.

A volte infatti, per una persona che parla e scrive una lingua straniera correntemente, e che per giunta magari vive all’estero, l’idea di pagare per un servizio che potrebbe effettuare autonomamente sembra una perdita di soldi. Prima di giungere ad una conclusione è però opportuno effettuare alcune considerazioni fondamentali.
Il traduttore professionista ha uno o più dei seguenti requisiti:

1) Ha studiato la lingua straniera a livello universitario, oppure ha studiato lingue applicate alla traduzione, all’interpretariato, oppure ha anni di esperienza sul campo.

2) Ha spesso vissuto all’estero estensivamente per approfondire la propria conoscenza della lingua (non ad altro scopo).

3)È consapevole delle differenze culturali, amministrative e burocratiche dei Paesi di riferimento delle lingue con le quali lavora.

4)Non ha la presunzione di poter tradurre al meglio tutte le tipologie di testo, ma si specializza in un numero ben definito di settori, in genere inversamente proporzionale alla loro tecnicità.

5)Continua a studiare durante il corso della sua carriera, arricchendo costantemente il suo bagaglio di conoscenza, le sue competenze tecniche e linguistiche. Insomma, il traduttore è un topo da biblioteca!

6) Il traduttore generalmente fa parte di un albo e segue un codice deontologico ben definito.

7) Si assume la responsabilità della traduzione effettuata, essendo spesso coperto da una polizza assicurativa. Questo punto è di fondamentale importanza in caso di traduzioni di documenti legali o in cui vi sia una posta in gioco molto alta a livello economico.

Ritornando dunque alla domanda iniziale, consideriamo alcune situazioni standard come esempi.

Traduzione di documenti legali, tra cui certificati di nascita, matrimonio e altri.

In questo caso il fai da te è pressoché impossibile, in quanto queste tipologie di documenti devono essere certificati. È opportuno sottolineare che gli enti pubblici non accettano traduzioni certificate da non professionisti, ovvero da persone che non lavorino come traduttori. Sarà quindi necessario inviare la traduzione fai da te a un traduttore professionista affinché la certifichi.

Nel caso molto raro in cui un traduttore accetti di certificare una traduzione eseguita da terzi, dovrà necessariamente effettuare un processo di revisione e quasi sicuramente di correzione degli errori effettuati dal non professionista, il che comporterà un costo molto simile, se non identico, a quello di una traduzione ex novo.

Per quanto riguarda invece le aziende, raramente queste decidono di affidare le proprie traduzioni a dei non professionisti, ma quando ciò avviene, i danni possono essere catastrofici.

Basti pensare ad una campagna marketing di portata internazionale, o a dei contratti legalmente vincolanti che riguardano accordi a molti zeri. Vorrei poter annoverare le migliaia di esempi di traduzioni commerciali andate male per colpa di “traduttori” non professionisti, ma una ricerca online vi fornirà materiale sufficiente per mesi di lettura.

In conclusione, per quanto certi errori/orrori possano farci ridere momentaneamente, apportano un serio danno di immagine, oltre che economico, alle aziende che speravano di aver fatto il colpo del secolo, risparmiando sui costi “superflui” di una traduzione professionale.